mindfulness
Ad approccio immaginale
La parola mindfulness è la traduzione del termine Sati, che nella lingua pali del Buddha significa “consapevolezza” e Attenzione” ovvero attenzione cosciente. Si tratta di un elemento essenziale della pratica buddhista Theravada reso popolare in Occidente da Jon Kabat-Zinn con il suo programma Mindfulness -based stress reduction.
Molte sono le conferme scientifiche a sostegno della tesi secondo la quale la pratica della meditazione buddhista sia in grado di conferire grandi benefici psicologici e fisici.
La Mindfulness immaginale diffusa in Occidente da Selene Calloni Williams nasce dall’unione della meditazione buddhista, delle conoscenze dello yoga sciamanico e della visione immaginale che è propria della psicologia del profondo (in particolare di James Hillman)
Selene afferma che la visione immaginale è una chiave
straordinariamente efficace per gli occidentali che vogliono avvicinarsi alla meditazione: ne semplifica l’applicazione e ne potenzia i benefici.
La meditazione è il processo che ci porta a fare una esperienza libera, non condizionata dai valori comuni del dolore e del problema, al fine di scoprirne la reale natura.
Controllo della mente
Sviluppo delle facoltà latenti
Maggiore energia
Conseguimento stato di gioia
Il meditante deve avere un’incrollabile fede nel fatto che le immagini e gli avvenimenti che gli si presentano sono Chittamaya, impressioni della coscienza che si manifestano all’unico scopo di permettergli di darsi, sciogliendo gli attaccamenti di cui è prigioniero.
Il cammino della meditazione è la via del superamento degli attaccamenti della dissoluzione delle apparenze ingannevoli e della cessazione della sofferenza.
La meditazione è un processo del “fare anima” cioè possiamo riassorbire gli eventi vale a dire riportare ogni evento cosa persona alla sua reale natura che è sogno immagine, proiezione. Il processo del fare anima è un procedimento di chiara consapevolezza.